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La chiesa aventinese di S. Maria del Priorato, celebre specialmente per l’intervento di Piranesi che le ha conferito l’attuale aspetto, è in origine un caposaldo romano della riforma cluniacense. La chiesa, situata all’interno del monastero di S. Maria in Aventino, si va ad insediare in un quadrante urbano solo apparentemente periferico, in realtà prediletto per le residenze gentilizie. La sua stessa origine risale alla concessione della dimora avita del princeps Alberico, per fondarvi un monastero dedicato a S. Maria. La chiesa conserva un altare reliquiario che per il suo insolito programma iconografico ha sollecitato numerosi quesiti e altrettanto numerose proposte di datazione. Le fonti seicentesche e qualche esigua testimonianza materiale consentono di ritenere che il complesso monastico, una volta divenuto la sede romana dei Templari, sia stato rinnovato radicalmente, aggiornandone le architetture ai canoni “moderni” dell’epoca. Alla fase templare appartengono un perduto calendario dipinto, noto attraverso descrizioni e copie, e una vera di pozzo riportante la data 1244, oggi nel giardino. Nuove esigenze di rappresentanza da parte dei Templari potrebbero spiegare anche l’aggiunta di una loggia a ridosso del fianco più in vista della chiesa.