Le Chiese di Roma nel Medioevo (1050-1300). Architettura e arredi liturgici (Corpus Cosmatorum II)
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La basilica mariana edificata da Sisto III (432-440) è l'unica tra le grandi chiese di Roma a essere rimasta sostanzialmente integra nella sua struttura e con parti del suo programma iconografico. L’aula – divisa in tre navate da due file di colonne che reggono rispettivamente un architrave – in origine era conclusa ad occidente da un’abside con probabilità ampliata a ovest da una sorta di deambulatorio. Non esisteva quindi il transetto. Durante l’età medievale e barocca furono apportate all’edificio modifiche che tuttavia non intaccarono in modo radicale il nucleo esistente. Alla rilevanza della prima chiesa mariana di Roma contribuirono la popolarità della venerazione del presepe (S. Maria ad Praesepem), ma anche dell'icona miracolosa di Maria (icona dell’Evangelista Luca), che occupava il massimo rango tra le raffigurazioni mariane della città e che veniva visitata in processione dalla ‘Icona del Salvatore’ del Laterano e da altre immagini della Vergine. Della ricca dotazione liturgica dell’alto medioevo (Pasquale I, 817-825), che comprendeva anche un innalzamento dell'area dell'altare, non si sono conservate tracce. Tra il 1100 e il primo Trecento l’arredo liturgico fu aggiornato e rinnovato in diversi interventi i cui esiti furono in gran parte soggetti alle varie ristrutturazioni del periodo barocco, in particolare alle modifiche a cura di Ferdinando Fuga durante il pontificato di Benedetto XIV (1743-1750). All'inizio del XII secolo venne edificato un campanile che fu tuttavia sostituito nel XIV secolo da quello tutt’ora esistente. La facciata orientale venne abbellita da Eugenio III (1145-1153) da un nuovo portico. L’ambone eretto sotto Alessandro III (1159-1181) induce a pensare ad un rinnovamento della Schola Cantorum. Alla fine del secolo il finanziamento della pavimentazione in opus sectile nella navata centrale da parte della famiglia Paparone segnò presumibilmente la conclusione provvisoria dei lavori. Soltanto in relazione a questo periodo è accertata la leggenda della nevicata nel mese di agosto con cui Maria avrebbe designato il luogo e le dimensioni della sua futura chiesa; il racconto dell’evento miracoloso divenne estremamente popolare nei secoli successivi e si diffuse ampiamente. Gli aggiornamenti del Duecento ebbero avvio a secolo avanzato. Nel 1256 Jacopo di Giovanni Capocci e la consorte Lavinia donarono un altare con un alto ciborio-reliquiario, che servì come altare per i pellegrini, nella navata centrale. Nel XIV secolo venne eretto come pendant un altare con ciborio per l'icona della Vergine. Il primo e più esteso rimaneggiamento del Medioevo fu avviato da Papa Niccolò IV (1288-1292) e dal suo protettore e mecenate cardinale Jacopo Colonna, arciprete di S. Maria Maggiore. L'abside fu demolita e ricostruita sette metri più a ovest. Tra le navate e la nuova abside fu inserito uno stretto transetto, la cui decorazione pittorica fu realizzata solo nelle porzioni superiori del braccio meridionale. È possibile ipotizzare che il transetto di S. Maria Maggiore venne edificato con misure ridotte in ampiezza per il fatto che si volevano mantenere le dimensioni della basilica stabilite da Maria, senza superare quelle marcate dal deambulatorio occidentale di cui si postula l’esistenza. I lavori procedettero in parallelo con la ricostruzione dell'abside, del transetto e della facciata orientale di S. Giovanni in Laterano, ristrutturazione condotta durante il pontificato di Niccolò IV almeno parzialmente dalle medesime maestranze attive in S. Maria Maggiore. Qui il mosaico della calotta dell'abside, raffigurante l’ Incoronazione della Vergine, fu firmato da Jacopo Torriti nel 1296. Per la sua integrazione tra tradizione romana e correnti gotiche allora alla moda l’opera rappresenta un momento assai rilevante della pittura medievale. Il cilindro dell'abside è decorato con scene della Vita della Vergine. Anche all'esterno, un ciclo musivo di tema mariano decorava la cornice dell'abside. Allo stesso tempo, nel lato orientale venne eretta una nuova facciata, anch'essa completamente rivestita di mosaici. La Deesis con santi e il tetramorfo realizzata nel cavetto venne firmata da Filippo Rusuti; due cardinali della famiglia Colonna erano rappresentati come fondatori: uno di essi è identificato nella scritta come Jacopo. Le quattro scene della leggenda della fondazione realizzate sulla superficie sottostante sono chiaramente riconoscibili quali commissioni della famiglia Colonna a motivo dei numerosi stemmi. Sebbene il potere dei Colonna fu violentemente represso durante il pontificato di Bonifacio VIII (1294–1303), è possibile identificare una “era Colonna” in merito alla costruzione e alla decorazione di S. Maria Maggiore negli anni 1288 - 1296 nonché 1305 circa -1315. Nel nuovo ampiamento dell’area occidentale (transetto nord e abside) furono realizzati i monumenti sepolcrali di Papa Niccolò IV e dei due cardinali Colonna; è pertanto possibile ipotizzare che uno dei motivi delle ristrutturazioni sia stata la creazione di uno spazio memoriale della famiglia Colonna presso le spoglie del papa che portava questo nome. Durante il pontificato di Niccolò III fu altresì ristrutturato l'interno della Cappella del presepe, riconsacrata nel 1291. Dopo il trasferimento del piccolo spazio devozionale nella nuova Cappella Sistina (1587, a cura di Domenico Fontana), rimasero solo il paliotto d’altare e la maggior parte delle piccole statue di una Adorazione dei magi da identificare quali opere di Arnolfo di Cambio. Nel presente contributo si propone una nuova ipotesi di ricostruzione riguardo alla discussa disposizione originaria delle figure di questo gruppo. Ognuna delle grandi chiese romane può essere considerata come una struttura evolutasi nella storia e uno specchio delle dinamiche sociali dominanti, in particolare tra famiglie nobiliari di Roma. S. Maria Maggiore presenta, in relazione ai secoli XII e XIII, testimonianze particolarmente significative (Paparone, Capocci, Colonna, Savelli, Normanni). La consueta distinzione tra committenti di ambito ecclesiastico e ambito laico sembra aver rivestito un’importanza secondaria rispetto alla mentalità che valorizzava legami familiari e clientele. In particolare, la leggenda di S. Maria Maggiore – secondo cui un pontefice e una coppia nobile sarebbero stati scelti insieme dalla Vergine per l’edificazione della prima chiesa mariana nell’area identificata dal miracolo della neve – pare essere stata utilizzata come un efficace modello propagandistico; favorì infatti un'azione concertata di esponenti di famiglie nobiliari, sia laici che appartenenti alla gerarchia ecclesiastica.